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Alluvione 2022, 14 persone indagate: scossone tra i sindaci delle valli Misa e Nevola

Sono quattordici le persone indagate per le morti e i danni legati all’alluvione del 2022 che sconvolse le valli Misa e Nevola da Arcevia fino a Senigallia, oltre che alcuni comuni dell’area Cesano e della provincia di Pesaro Urbino. Le notifiche degli avvisi di garanzia da parte della Procura de L’Aquila sono in corso in queste ore ma la notizia, uscita già sulla stampa locale, ha destato scalpore, in primis proprio agli indagati che parlano di “fulmine a ciel sereno”.

Tra i coinvolti nelle indagini della procura aquilana ci sono sei sindaci del territorio diocesano: Dario Perticaroli di Arcevia, Riccardo Pasqualini di Barbara, Carlo Manfredi di Castelleone di Suasa, Letizia Perticaroli di Serra de’ Conti, Federica Fanesi di Ostra e Marco Sebastianelli di Trecastelli. Poca la voglia di parlare. Assieme a loro, coinvolti a vario titolo anche due funzionari dei Vigili del fuoco e sei tra funzionari, operatori e responsabili della Protezione Civile. Varie le accuse mosse per condotte colpose commissive e omissive fino alla cooperazione in omicidio colposo plurimo.

«Ho letto questa mattina il giornale e sulla locandina c’era già scritto che erano indagate 14 persone – spiega Carlo Manfredi, sindaco di Castelleone di Suasa -: ne sono venuto a conoscenza in quel momento e nessuno di noi sindaci ne sapeva niente di niente». Il coinvolgimento di Manfredi, come primo cittadino di Castelleone di Suasa, è da ricondursi al fatto che proprio nel territorio comunale sono state travolte dalla piena del fiume Nevola la mamma e il piccolo Mattia Luconi, appena 8 anni: quest’ultimo poi rinvenuto senza vita vari chilometri più a valle, nel territorio di Trecastelli, mentre la donna è riuscita a salvarsi. Sul mancato allertamento ipotizzato dalla Procura aquilana, Manfredi ci va cauto: «Quella sera c’era solo un’allerta gialla e solo per le zone montane settentrionali. Non s’è ancora capita bene la questione per cui ci ritroviamo indagati: io ho ricevuto la comunicazione della Protezione civile alle 23 quando era già successo tutto, e questo è quello che ho detto ai carabinieri quando siamo stati interrogati nei giorni successivi. Nel momento in cui siamo venuti a conoscenza del fatto, eravamo alla ricerca delle persone, già era successo tutto nel pomeriggio. Io alle 20:30 ho chiamato Olivetti (sindaco di Senigallia, Ndr) che da noi il fiume aveva esondato per cui era presumibile una piena a Senigallia e così è stato. Io sono tranquillo: ho fatto, secondo me, di coscienza quello che andava fatto». 

Nemmeno a Dario Perticaroli, primo cittadino di Arcevia, è stato ancora notificato l’atto ma è questione di ore: «Non me l’aspettavo e di certo non in questo modo, venendo a saperlo dai giornali. Mi sento a posto per quello che ho fatto: più di così che dovevo fare? Non so quali siano i miei capi d’imputazione ma sono stato il primo a chiamare la Sala operativa provinciale, la Regione, Olivetti che stava a Senigallia, la protezione civile locale, gli operai del Comune, i carabinieri e i carabinieri forestali, il telefono suonava all’impazzata: in mezz’ora ho messo in moto il mondo intero». Poi è andata via la corrente, non c’era la linea internet e le comunicazioni sono divenute molto difficoltose se non impossibili. «Ora se mi vogliono mettere sulla croce mi ci mettessero pure, ma io ero solo quella sera». E la stoccata finale: «Sindaci in prima linea, col rischio di essere messi al palo: così finirà col non volerlo fare più nessuno, forse solo qualche sfrontato».

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