Gli adulti che servono: contro tutte le violenze
Quando uno scatto suscita brividi e pelle d’oca; quando un’immagine lascia affiorare tutta la tua meschinità; quando una foto comunica più di ogni parola, di ogni linguaggio… Un uomo con le stampelle, nel pieno della sua giovinezza, robusto, possente abbraccia un bambino senza arti e lo solleva verso il cielo; sorridono nello scambiarsi gli sguardi e trasmettono all’osservatore gioia e speranza. Il sorriso e la forza che emana dallo scatto sono tali da far passare in secondo piano le loro fragilità, le loro menomazioni, la loro difficile situazione.
Siamo in Siria, siamo in guerra, siamo in una terra ferita, martoriata, senza via di scampo. Generazioni di padri e di figli cresciute nella guerra, vittime di violenze e destinati a muoversi con le stampelle. Eppure il desiderio di futuro, di vita, di speranza vince ogni paura, supera ogni infausto destino. Un padre, al di là della sua condizione, dello stato di suo figlio e del contesto in cui vive, non può perdere il sorriso, non può non credere nel suo futuro, non può non sognare con il suo bambino un domani diverso. Quell’uomo in un atto liberatorio sta sognando gli arti del suo bambino; quell’uomo così provato dalla vita ci interpella, ci dà una lezione importantissima, con il solo gesto di lanciare suo figlio verso il cielo.
E noi? Noi chi siamo? Noi solleviamo verso il cielo i nostri figli? Purtroppo talvolta rischiamo di tagliar loro le gambe, di bloccarli nella loro corsa verso il futuro…le nostre paure, la nostra eccessiva prudenza, il nostro esasperato accudimento, li paralizzano a tal punto da toglier loro la gioia e la spensieratezza. Li ricopriamo di oggetti di ogni tipo…
L’articolo completo è disponibile a questo link nell’edizione de La Voce Misena di giovedì 18 novembre.
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