Arcevia: a San Medardo il Polittico di Luca Signorelli
L’8 giugno la Chiesa cattolica celebra la figura di San Medardo ma all’interno della nostra diocesi e nello specifico ad Arcevia la devozione verso questo santo è particolarmente sentita, tanto che per omaggiare il proprio Patrono la città è solita organizzare in prossimità del giorno in cui è collocata la memoria liturgica del santo la storica “Fiera di San Medardo”, entrata nei secoli nella tradizione fieristica marchigiana.
Medardo è stato un vescovo franco di Noyon e Tournai distintosi durante l’opera di evangelizzazione della Francia, un’azione che, dopo la conversione del Re dei Franchi Clodoveo, venne interamente affidata all’apostolato dei vescovi. Medardo nacque intorno al 457 a Salency da una nobile e ricca famiglia. Suo padre Nectar, uno dei conquistatori della Gallia sotto Childerico I, sposò sua madre Protagia, appartenente a una nobile famiglia gallo-romana. La grande inclinazione alla pietà e alla virtù cristiana lo portarono a intraprendere la strada del sacerdozio e a lasciare il mondo terreno nel 560 (secondo una ricerca del quotidiano Avvenire) come uno dei più illustri Vescovi della Chiesa di Francia del VI secolo. A San Medardo fu dedicata in Soissons, una delle più antiche città della Francia, una grande abbazia, oggi uno dei monasteri più importanti della nazione, per ospitare le spoglie del santo.
In Italia Medardo è stato invece scelto come Santo Patrono della città di Arcevia, anticamente conosciuta come Rocca Contrada, e proprio qui è conservata una delle pochissime raffigurazioni italiane del Santo, forse quella che ha dato inizio alla tradizione iconografica di San Medardo, compresa in un polittico di pittore cortonese Luca Signorelli risalente al 1507.
Luca Signorelli, considerato tra i più grandi interpreti della pittura rinascimentale, studiò nella città toscana di Arezzo presso la bottega dell’illustre pittore e matematico Piero della Francesca e in più di una sua opera è evidente l’omaggio al proprio maestro, come ad esempio nel caso dello “Stendardo della Flagellazione”, realizzato per una confraternita di Fabriano e oggi conservato presso la Pinacoteca di Brera a Milano, in cui è possibile cogliere il riferimento proprio alla “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca. Il Signorelli, dopo aver dipinto alcune scene nell’impresa decorativa della Cappella Sistina a Roma e il grande successo degli affreschi orvietani, tornerà nelle Marche e più precisamente nella cittadina di Arcevia soltanto in tarda età, con una serie di opere che rientrano in quello che viene indicato come un periodo di crisi artistica, innescato probabilmente dall’arrivo sulla scena di pittori come Leonardo, Michelangelo o Raffaello. I dipinti di questi anni sono ispirati a forme e modelli arcaici di chiara natura gotica, come il meraviglioso “Polittico di Arcevia”, detto anche il “Polittico di San Medardo”, o come la “Vergine e Santi”, oggi conservata nei depositi della Pinacoteca di Brera, e il “Battesimo di Cristo”, collocato nella Collegiata di San Medardo, la più importante chiesa di Arcevia.
La chiesa di San Medardo venne costruita su progetto del pisano Michele Buti nel 1634 in uno spazio cittadino ricavato dalla demolizione della precedente chiesa, di parte della piazza a questa prospicente e di alcune altre costruzioni, e vanta oggi al suo interno una importante collezione di opere d’arte. Ma l’opera di maggior pregio poi lì collocata apparteneva all’antica chiesa preseicentesca e si tratta appunto del già citato “Polittico di Arcevia” realizzato da Luca Signorelli agli inizi del XVI secolo. L’opera è un olio su tavola di grandi dimensioni, circa 3 metri di larghezza per 4 metri di altezza, realizzata su commissione del Vescovo di Senigallia Marco Vigerio I Della Rovere e del Comune di Rocca Contrada. Il polittico è composto da dieci pannelli principali, distribuiti su due ordini, due pilastri laterali e una predella con cinque scomparti. Al centro, nel livello più alto, compare la raffigurazione del Creatore benedicente, mentre in quello sottostante è dipinta la Madonna in trono con Gesù Bambino. Attorno compaiono i Santi, come nei pilastri, mentre nella predella, tra gli stemmi dei committenti, sono dipinte alcune scene tratte dal Nuovo Testamento.
Tra i vari santi rappresentati nell’opera, fra San Sebastiano e la Vergine Maria, ecco che troviamo una rara interpretazione di San Medardo, raffigurato come un uomo in età adulta vestito con un piviale dorato, l’ampia veste liturgica di stoffa pregiata, chiuso all’altezza del petto da un fermaglio che prende il nome di pectorale. Il Santo è inoltre dipinto con visibili quasi tutti gli oggetti riconducibili al suo ruolo di vescovo: la mitra, il copricapo alto e rigido di forma pentagonale, e il pastorale, il bastone dall’estremità ricurva e riccamente decorata utilizzato nelle celebrazioni più solenni. Sulla mano sinistra San Medardo regge una torre, simbolo della città di Rocca Contrada, che ritroviamo nello stemma comunale raffigurato nell’opera in basso a sinistra e ancora oggi nello stemma del Comune di Arcevia.
Marco Pettinari