Agromafie e sfruttamento: contro il caporalato ecco il rural social act
Di caporalato si sente parlare spesso nelle cronache nazionali, ma anche il territorio senigalliese è interessato da questo fenomeno di sfruttamento, soprattutto in ambito agricolo, della manodopera. Solitamente le vittime sono migranti, in difficoltà tali da dover sopportare condizioni molto gravose pur di mandare soldi alle proprie famiglie. Migranti sfruttati da connazionali che fungono da intermediari con l’impresa agricola o con la proprietà del terreno.
Il caso di Senigallia, smantellato nel maggio 2020 dai poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Senigallia, al termine di una prolungata e complessa indagine partita nel 2019, ha acceso i riflettori e destato qualche coscienza anche qui.
Nel frattempo, la Cia – Agricoltori Italiani ha presentato nei giorni scorsi un progetto, il “Rural Social ACT”, che si pone una serie di obiettivi per prevenire e contrastare il fenomeno del caporalato, arginare le agromafie e promuovere processi virtuosi di inclusione e reinserimento socio-lavorativo dei migranti.
Il progetto – Ruralsocialact.it – si inserisce nel Piano triennale di contrasto al caporalato, in attuazione della legge 199/2016, finanziato dal Fondo FAMI e dal Ministero del Lavoro, supportato dal Forum nazionale agricoltura sociale; vede Cia come capofila, insieme a 30 partner, tra reti nazionali, cooperative, consorzi, ong e associazioni, tutti uniti per attivare politiche e azioni comuni contro il lavoro nero. Come? Promuovendo…
L’articolo completo è disponibile nell’edizione digitale di giovedì 28 ottobre, a questo link.
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Carlo Leone