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Cinquant’anni per cinque: incontriamo don Giuseppe Bartera

don Giuseppe Bartera

Cinque preti festeggiano quest’anno il loro cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale. Il 1971, infatti, seppur in date diverse, era stato particolarmente ricco di vocazioni e i ‘magnifici cinque’, nel tempo, hanno saputo donare alla nostra chiesa locale una presenza significativa. Forse perché il loro essere preti è iniziato in una stagione ecclesiale particolarmente vivace, il Concilio Vaticano II era finito da poco, la stessa identità sacerdotale tradizionale era stata fortemente interpellata dalle istanze sociali. E loro, ognuno con il proprio carattere, hanno vissuto con entusiasmo i primi passi di ministero. Cominciamo da don Giuseppe Bartera.

Don Giuseppe, quale è il “grazie” più convinto per questi cinquanta anni di Sacerdozio ?
E’ vero in questi mesi (mio anniversario è il 24 luglio) la parola che maggiormente usciva spontaneamente dal mio cuore è “grazie”, ma non mi ero soffermato a riflettere perché emergeva sempre questa parola. Questa domanda mi provoca profondamente e rispondo: mi sono sentito amato teneramente dall’Amore del Padre e sono stato sostenuto e guidato in questi anni; un Padre paziente che mi ha accolto anche nei momenti bui e più difficili della vita. Un grazie per i Vescovi avuti, per i confratelli con cui ho condiviso con gioia il servizio pastorale ed i tanti fratelli e sorelle incontrati nelle diverse comunità (Ostra, Cassiano di Montemarciano, Belvedere Ostrense, il Portone ed infine Corinaldo, mio paese natio).

Tanti incontri accoglienti: quanto le relazioni hanno arricchito il tuo ministero?
In questi 50 anni il Signore mi donato una infinità di incontri sia con giovani che con adulti, di meravigliose esperienze, incontri con movimenti Comunione e Liberazone, Cammino Neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito…..) che hanno arricchito la mia vita spirituale e la mia maturazione umana. Certamente a vivere questo mi ha fortemente aiutato il mio carattere aperto e gioioso ed anche “curioso” nel conoscere persone nuove e le diverse esperienze della vita. Vorrei ringraziare tutto il nostro progetto Caritas che mi ha fatto sentire quanto sia importante aprire la propria vita ed il proprio cuore ai fratelli e sorelle in difficoltà.

Cosa rimpiangi degli inizi, cosa invece è bene che sia superato nell’esperienza ecclesiale ?
Certo dopo il Concilio e tutta la ventata di rinnovamento degli anni sessanta che si respiravaciò che rimpiango tutto l’entusiasmo (proprio anche della giovinezza) e la voglia di fare cose vere e nuove: pensavamo ri ribaltare il mondo! Ci abbiamo provato nelle nostre comunità , dove siamo stati mandati (avevamo espresso anche al Vescovo il desiderio di poter condividere insieme ed in piccole fraternità la pastorale) a portare la nostra giovinezza ed il nostro servizio. Credo che qualche bel risultato l’abbiamo vissuto. Oggi dobbiamo stare attenti che il rischio che viviamo è di richiuderci di nuovo nel nostro individualismo e di rimanere schiacciati dalla cultura e mentalità dominante. Anche noi Sacerdoti rischiamo di cercarci un “posticino” sicuro e caldo ! Dobbiamo avere la forza di essere più profetici e di rompere certi schemi e sicurezze….

Un desiderio forte per la Chiesa universale e diocesana….
Credo già di aver risposto un po’ nella domanda precedente. In questo tempo sappiamo bene chi seguire e chi ascoltare: papa Francesco, dobbiamo fidarci, lo Spirito santo lo ha posto sulla nostra strada.

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