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Quattro parole per resistere

Intervista a Mattia Rossi Magi, Presidente diocesano dell’Azione Cattolica di Senigallia

La festa dell’adesione è un appuntamento importante nel percorso dell’Azione Cattolica, tra le associazioni laicali più grandi del nostro Paese. In un anno così ‘strano’, abbiamo interpellato il Presidente diocesano, Mattia Rossi Magi, per farci raccontare come la fatica di essere associazione durante la pandemia.

Come vive l’Ac diocesana la Festa dell’adesione in questo tempo sospeso?
Questo anno associativo è un anno particolare, dentro un tempo surreale; lo sappiamo bene, ma sappiamo anche che le fatiche della vita, della Chiesa e del Paese non sono dovute solo alla pandemia. La fragilità che stiamo attraversando ha ragioni profonde e il Covid-19 non ha fatto altro che favorire il suo manifestarsi in modo irruento, complessivo e improvviso. In tutto questo (e non nonostante questo!) siamo chiamati a resistere, con ancor più coraggio e passione. Perché sappiamo bene che la pandemia passerà e di questo tempo rimarrà solo il bene profuso. E sappiamo bene che in tempo di contagio in cui ci viene chiesto di distanziarci e isolarci, ciò che conta di più è mantenere viva la fraternità ricordandoci che siamo tutti figli dello stesso Padre. Quale occasione migliore per la nostra associazione! Non c’è un tempo migliore di questo per tornare a prenderci cura delle vite. Delle vite concrete, delle esistenze reali, così come sono, così dove sono. È questo un tempo propizio per vivere un’AC missionaria che non si accontenta di chi c’è o di chi è rimasto ma che non smette mai di chiedersi “dov’è tuo fratello?” Ci siamo avvicinati all’ 8 dicembre con questo sguardo attento alle vite che abitano le nostre comunità. Rimettendo in moto la speranza per la vita e la passione per la chiesa. Il nostro “sì” si trova a sperimentare nuove strade, nuove modalità che mettono in moto la fantasia, la creatività e tutte le risorse possibili, perchè possiamo ancora una volta riconoscere nell’AC una via privilegiata per vivere la fraternità anche in questo tempo di distanze.
Cosa dice ad un’esperienza come la vostra, che ha nell’incontro un elemento essenziale, l’obbligo di stare distanti?
Certo non è facile. Eppure proprio i momenti più ostici ci spingono a guardare più in là. La Presidenza nazionale di AC per la festa dell’adesione ci indica 4 parole: Scegliere, ripartire, aderire, esplorare. Scegliere: in questo momento storico così particolare, ognuno di noi è chiamato da cristiano ad abitare i luoghi che ci sono vicini, tra le gioie e le fatiche, lo stupore e lo smarrimento. L’abitare è uno stare con i piedi ben piantati in terra e lo sguardo rivolto verso l’alto. Lo stare è una scelta: scegliamo dunque di stare e vivere nel presente e nel futuro, di navigare insieme anche nella tempesta. Ripartire: la bellezza di far parte della Chiesa e dell’AC è quella di non essere mai soli. Per questo siamo pronti a ripartire insieme, legati saldamente a Gesù e con lo sguardo rivolto a chi incontriamo nella nostra storia. In questo periodo in cui viene a mancare la vicinanza fisica, sono lo sguardo e le parole a donarci il calore che ci permette di navigare verso nuovi orizzonti. Ripartiamo allora dall’altro che si trova accanto a noi. Aderire: aderire è come combaciare. Due parti che si uniscono. Anche in tempo di distanziamento, la nostra adesione sta a dire che ci siamo! Di più: che combaciamo! Combaciamo con la realtà che ci circonda: la vogliamo far nostra. Di più: vogliamo infondere speranza a questo tempo, fiducia alle giornate più nere, prospettiva ad un futuro che ci si presenta sempre più chiuso. Lo facciamo da soli? No! Insieme! Ecco perché siamo qui. Ecco perché ci saremo nei nostri incontri di gruppo, nelle iniziative parrocchiali e diocesane. Esplorare: eplorare significa conoscere o riconoscere, la realtà che ci circonda. Normalmente, i luoghi della nostra città ci permettono di uscire dal nostro nido domestico e di camminare, girare, incontrare… o scontrare! Così le strade, gli altri, i fatti che ci capitano non solo ci fanno scoprire cose nuove ma ci permettono anche di conoscere meglio noi stessi, attraverso le relazioni e il nostro modo di reagire a quello che ci accade. Adesso che uscire è sempre più difficile, abbiamo l’occasione di capirne meglio l’importanza. Allora, quando siamo fuori, non sarà tutto scontato, ovvio; e potremo far caso al dettaglio, al particolare: delle strade, della città, dei volti delle persone, di quanto ci capita e, in definitiva, di noi stessi.
Cosa ha in cantiere la nostra Azione Cattolica, pur nella necessità di progettare a brevissimo termine?
Come sempre l’essere a servizio della Chiesa. Il cercare di essere presenti nei cammini di ragazzi, giovanissimi e adulti nelle parrocchie nelle modalità consentite dal tempo, prediligendo l’incontro faccia a faccia che questa pandemia ha solo confermato essere quello che più scalda il nostro cuore. Sfruttare questo tempo di “calma” per crescere come educatori con una serie di appuntamenti di formazione.
E non per ultimo, contribuire al cammino di rinnovamento della nostra chiesa diocesana.

a cura di Laura Mandolini

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