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Strutture socioassistenziali in difficoltà, Mario Vichi: «Regione ci venga incontro o sarà crisi»

Mario Vichi, presidente della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, referente regionale delle residenze protette per anziani

La questione dei contributi regionali agli enti gestori delle strutture socio assistenziali delle Marche torna al centro del dibattito locale. Per poterne sapere di più abbiamo scelto di intervistare Mario Vichi, presidente della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia, ma anche referente regionale delle residenze protette per anziani: è lui a porre delle riflessioni, anche amare, sullo stato di difficoltà di queste realtà in cui ci si prende cura di circa 12 mila persone, tra anziani (la maggior parte) ma anche individui con disabilità o dipendenze e minori. L’intervista audio, che si trova integrale anche in questo articolo, andrà in onda lunedì 11 e martedì 12 novembre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 17 alle ore 16:50. Sempre su Radio Duomo Senigallia, naturalmente, sui 95.2 FM.

Partiamo da una panoramica della realtà locale
La fondazione Mastai Ferretti di Senigallia è la struttura più grande delle Marche, ospita ben 240 anziani, oltre al centro diurno di altri 20, più gli appartamenti con altre 20 persone. Quindi è una realtà che copre diciamo abbastanza le esigenze. Poi ci sono altre due strutture a Senigallia. Nella vallata, ogni centro ha la sua residenza, i servizi sono nati tutti più o meno nella prima metà del 900 e fino a qualche anno fa era sostanzialmente sufficiente. La situazione è cambiata nel nostro territorio e nelle marche in particolare. L’invecchiamento della popolazione: si vive di più, l’età media cresce per uomini e donne, ma non si può dire nello stesso tempo che si viva in buona salute. A Senigallia e nelle marche, oggi il 25% della popolazione è over 65 anni; nel giro di 8-10 anni arriverà al 35%. Poche nascite e si vive di più, poi le famiglie non sono più quelle di un tempo; per gli anziani arriva il momento che da soli a casa non riescono a starci.

C’è un problema di natura sociale, è cambiata la famiglia, è cambiata la società, sono cambiati i ritmi: sapevo che alla domanda di assistenza alle persone anziane c’era un’offerta di posti limitata, è ancora così?
La situazione sta addirittura peggiorando. Negli ultimi due anni, soprattutto dopo il Covid, noi ad esempio abbiamo ricevuto nel 2023 oltre 200 domande di ingresso e ne riusciamo a soddisfare 50, 60, che vuol dire su tre domande ne accontentiamo una e questo non riguarda solo noi, riguarda tutte le strutture del territorio. Si parla tanto di domiciliarietà. l’anziano deve stare a casa, ma in realtà gli anziani finché possono ci stanno a casa già di loro volontà. Arriva però un momento in cui, per i problemi della famiglia di cui abbiamo parlato prima e per mancanza di servizi da parte del sistema sanitario, si chiede l’ingresso nelle strutture. In genere non arrivano mai autonomi, ma sono tutti non autosufficienti: ciò comporta un impegno di assistenza molto molto alto oggi, rispetto a qualche anno fa.

Non siamo più di fronte alla casa di riposo che appunto ospitava persone anziane che potevano avere una prospettiva di vita ancora autonoma, ma di persone che hanno necessità di assistenza impegnativa, continua, qualificata.
Infatti oggi parliamo di residenza protetta, non più di casa di riposo. Nella nostra struttura su 240 ospiti che abbiamo, dire 20 autonomi dico tanto, tutti gli altri sono semi e non autosufficienti. Serve un servizio sia di infermieri che di operatori sociosanitari intensivo. Le risposte che arrivano dal sistema sanitario? Purtroppo non ci sono. Tempo fa quando c’era un problema di tariffe per quel che riguarda il sostegno, perché il costo reale di un ospite sta intorno ai 2.500-3.000 euro al mese, se non c’è il contributo dello Stato noi come tante altre strutture siamo fortemente in difficoltà. C’è stato un intervento della sanità nelle Marche nel 2023: di fronte ai 7 euro/giorno che avevamo chiesto in più, ce ne hanno dati 4. In questi due anni la situazione è peggiorata per un aumento di costi legati all’aumento generale, ma soprattutto al tempo in più che va dato per gli anziani molto impegnativi, più oss, più infermieri, più materiale e questo chiaramente ha aumentato pesantemente i costi, un impegno molto più gravoso rispetto a cinque anni fa. Oggi stiamo di nuovo bussando alla regione dicendo che se non si viene incontro si rischia di chiedere alle famiglie a dir poco 7 euro al giorno in più.

Quella che lei ha descritto è una situazione che vale per tutta la regione Marche, forse magari anche per tutta Italia.
Le Marche sostanzialmente sono tutte uguali perché la sanità delle Marche, per un fatto gravoso che parte dal 2005, non ha dato importanza all’assistenza anziani. La regione Marche dà un contributo di 37 euro al giorno; l’Emilia, il Veneto, la Lombardia, le altre danno dai 45 ai 60 euro al giorno. La differenza è tutta qua e oggi ci viene detto, sono stati fatti dei tagli, i soldi non ci sono: noi potremmo pareggiare un po’ i conti con almeno di 7 euro al giorno di incremento.

Se la situazione non si dovesse sbloccare a livello regionale e magari non tutte le famiglie fossero disposte o nelle capacità di poter far fronte a un aumento della retta mensile, che scenario ci si prospetta davanti?
La regione insiste nel voler lasciare a casa gli anziani con le cure domiciliari, ma è una strada sbagliata che è stata lanciata nel 2021. Noi diciamo che le domande sono aumentate perché gli anziani vivono di più ma vivono non in buona salute e quindi chiedono di entrare. Ci sono delle trattative in corso, confidiamo che la regione Marche faccia un salto di qualità come hanno fatto le altre regioni. Altrimenti l’argomento va portato alla pubblica opinione. Nello stesso tempo poi c’è anche un altro problema con tutta una serie di nuovi parametri per l’accreditamento, che significa ore in più, specialisti in più e di conseguenza costi in più, ma il servizio di qualità costa: ci auguriamo che la politica e la regione Marche rimuovano gli ostacoli, comunque arriverà il momento che con le famiglie dovremmo metterci a tavolino e ragionare insieme. Non si vuole lo scontro, ma se le altre regioni danno mediamente 50 euro al giorno contro i 37 delle Marche un motivo ci sarà.

Dando uno sguardo a livello regionale, quante sono le strutture per anziani?
L’organizzazione che rappresento io raccoglie circa 65 strutture di tutte le 5 province, ma nel totale sono circa 160 strutture. Gli anziani nelle marche che stanno nelle strutture sono circa 10 mila, poi ci sono circa 2 mila tra disabili, minori, dipendenze, quindi parliamo di circa 12 mila persone. E’ stato fatto qualcosa per i disabili e per i minori, niente per il resto.

E’ vero che la Bolkestein interessa anche le vostre strutture?
Sui giornali s’è parlato in questi mesi dei bagnini, ma nessuno ha parlato dell’applicazione della legge sulla concorrenza nella sanità: dal 2025 le strutture nostre rischiano di essere oggetto dell’applicazione della legge sulla concorrenza. Le altre regioni non stanno ponendo come prioritario questo problema, la regione Marche sì. Sarà un problema in più, perché potrebbe significare che arriva il grande gruppo del nord che accaparra le strutture nostre, piccole o medie o grandi e quindi sradicando una storia, una tradizione. Vogliamo essere fiduciosi ma questo sarà un problema in più. Si rischia diciamo una privatizzazione anche di questo settore.

Che potenziali conseguenze al di là dello sradicamento e della tradizione?
Sono gruppi privati, già qualcosa c’è nelle Marche. Le nostre strutture sono tutte senza scopo di lucro, le grandi strutture del nord sono strutture che pensano al risultato economico. Quindi sì, privatizzazione anche di questo settore, altro grosso rischio.

La regione avrebbe un vantaggio nell’arrivo dei grandi gruppi che potenzialmente potrebbero essere un pochino più autonomi a livello finanziario?
Si preoccupa delle risorse scarse, sicuramente le pensa tutte pur di non spendere. Una cosa amara che sottolineo: c’è stato il G7 salute nelle Marche, nessuno ha parlato di anziani, questo è un messaggio negativo che è passato dal G7 di Ancuna di qualche settimana fa.

Completamente dimenticati insomma?
Gli anziani non ci sono.

Una domanda riguarda a livello locale il progetto di accorpamento, collaborazione, fusione con la Fondazione Città di Senigallia per implementare i servizi con l’ospedale di comunità e la casa di comunità. Qual è lo stato dell’arte?
Il progetto è stata fatta dalla dirigenza dell’Asur di Senigallia, che ha coinvolto noi e Città di Senigallia circa due anni fa. Un progetto ottimo perché prevedeva nelle strutture della Fondazione Città di Senigallia di costituire due nuclei, l’ospedale di comunità e la casa della salute.

Qual è la differenza tra le due?
L’ospedale di comunità significa che l’ospedale cura le acuzie, il momento cruciale dopo di che manda a casa la persona o trova altre soluzioni, nel caso degli anziani magari dall’ospedale vanno a finire nelle case di riposo. L’ospedale di comunità è la struttura in cui la persona può essere inserita fino a che non si stabilizza, tant’è vero che l’aspetto sanitario è curato da medici dell’Asur, non da medici privati come invece nelle residenze protette dai medici di base. Invece la casa della salute è il servizio specialistico dei medici, quindi diciamo quello che è per capirci l’attuale poliambulatorio reso più specialistico con tutte le competenze. Tutto questo serve per alleggerire gli ospedali. E’ stata chiesta la disponibilità alla fondazione Città di Senigallia di mettere a disposizione i locali, visto che sono anche vicino all’ospedale, quindi ottima soluzione e in più i fabbricati già ci sono. All’Opera Pia è stato chiesto di portare avanti la gestione del sistema, si dovrebbe creare un soggetto nuovo, una società tra le due strutture che porterebbe avanti il servizio con una convenzione attraverso il servizio sanitario della Regione. Il progetto c’è, tutti l’hanno condiviso, sono passati due anni, la Regione ancora non ha dato luce verde, quindi siamo in attesa. So che qualche movimento c’è, ma al momento ancora non ci sono novità.

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