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Salute, se ne parla al G7 di Ancona ma anche fuori: le contestazioni. Intervista a Nicola Mancini (Arvultùra)

Gli striscioni sul diritto alla salute e all'aborto appesi di fronte alle strutture sanitarie pubbliche di Senigallia

Si parla di salute, del vertice G7 sulla salute ad Ancona e di contestazioni nel programma “20 minuti da Leone”. L’ultima puntata, in onda venerdì 11 ottobre e sabato 12 alle 13:10 e alle 20, con un’ulteriore replica domenica 13 a partire dalle 16:50 (la terza di tre interviste) su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) ha come protagonista e ospite Nicola Mancini dello spazio comune autogestito Arvultùra di Senigallia. In questo articolo, oltre all’audio integrale dell’intervista, è presente anche un estratto testuale.

Partiamo dagli striscioni appesi a Senigallia…
L’iniziativa che abbiamo messo in campo sabato 5 ottobre aveva uno scopo comunicativo, si trattava di esporre degli striscioni nei luoghi che riteniamo simbolici rispetto al diritto alla salute, il nostro ospedale e il nostro consultorio. La critica che portiamo al G7 è la questione della privatizzazione della sanità pubblica, della sua decostruzione e dell’accumulo delle liste d’attesa per poter ottenere visite, operazioni o comunque accertamenti vari. Questo elemento l’abbiamo voluto rendere evidente con la questione dell’intramoenia, perché ci sembra assurdo e grave che una persona per avere una visita o per farsi un’operazione debba attendere mesi, un anno a volte di più e se invece paghi fior fior di soldi lo stesso medico ti fa la stessa operazione nello stesso ospedale il giorno dopo. Questa cosa noi la riteniamo inaccettabile e vorrei dire incompatibile con un sistema di diritto.

E il secondo?
Riguarda più una battaglia che stiamo portando avanti, insieme al collettivo transfemminista Ortica e insieme alla rete Oltre 194, sul consultorio. I consultori sono strumenti essenziali per la sanità pubblica, che riguardano la libertà delle donne di poter abortire e quindi proprio in quanto tali sono strumenti che vengono costantemente o depotenziati o chiusi oppure infiltrati dai vari pro-vita che fondamentalmente occupano posti che non gli spettano. L’aborto è una libertà e dovrebbe essere anche indiritto, mentre invece i pro-vita ritengono che l’aborto sia un omicidio e che la salute delle donne sia un elemento secondario, sacrificabile rispetto a una presunta vita.

Per quanto riguarda il diritto alla salute e l’intramoenia incontrate il favore un po’ di tutti i cittadini, un’opinione abbastanza diffusa e condivisa. Il tema dell’aborto invece incontra una serie di critiche che riguardano questioni etiche e che quindi interessano ampie fasce della città in maniera anche trasversale.
Queste iniziative hanno come scopo quello di pubblicizzare la contestazione al G7, quindi uno le deve leggere in questo quadro qua, altrimenti avremmo messo in campo altre situazioni. La questione delle liste d’attesa è qualcosa di trasversale, ma nonostante sia condiviso da persone anche di opinioni politiche opposte, non produce nessun tipo di conseguenza da un punto di vista politico. Tutti pensano quello che abbiamo appena detto, ma i politici non fanno assolutamente nulla, anzi remano al contrario. La seconda questione riguarda invece i consultori, io innanzitutto non sono così d’accordo che il tema dell’aborto sia un tema così divisivo. Attiene al piano etico, estremamente soggettivo, individuale: ognuno di noi ha la libertà di scegliere cosa fare e cosa non fare con il proprio corpo, ma questa libertà di scelta non può obbligare gli altri a piegarsi alla nostra stessa idea di libertà, questo è il concetto fondamentale e in più noi uomini, noi maschi dovremmo un po’ tacere su questa questione, perché sul corpo delle donne decidono le donne.

Il nodo non è tanto la scelta dell’aborto, ma che ci possa essere il diritto di effettuarlo, giusto? 
Esatto, è una pratica diffusa, quindi a mio avviso scientifica e ragionata, della destra al governo e la possiamo riportare dal livello comunale a quello regionale e nazionale. Con questa compagine politica è difficile poter affrontare frontalmente certi temi e certe questioni: non potranno mai vietare l’aborto, mai abolire la 194. Il loro atteggiamento non è di scontro frontale, dialettico, ma è aggirare le cose. Questo sistema è un po’ viscido, per cui formalmente resta tutto, ma poi nella sostanza se togli finanziamenti, riduci i medici, riduci gli orari d’apertura, le strutture le lasci nel loro degrado e rendi ancora più difficile per una donna arrivare all’aborto o anche a prendere la pillola del giorno dopo e tutti gli altri strumenti contraccettivi. Di fatto stai combattendo una libertà e un diritto senza però andare a toccare il piano legislativo. 

Avete registrato un progressivo deterioramento di questo diritto, avete visto questo fenomeno accentuarsi oppure era già una scia, una tendenza che era in essere da tempo?
Se parliamo della demolizione del servizio sanitario pubblico, questo è un qualcosa che è in corso da 20 anni e, ahinoi, il centrosinistra, il Partito Democratico ne è pienamente responsabile, soprattutto la giunta Ceriscioli che a mio avviso è quella che ha distrutto la sanità marchigiana. Il centrodestra si è semplicemente accomodato nel solco. Per quanto riguarda invece i diritti civili, sicuramente da quando il centrodestra è al governo in questo ambito qua c’è stata una grossa accelerazione.

Torniamo al G7 di Ancona. Quali sono le iniziative che sono state messe in campo?
La contestazione al G7 è già cominciata tra il 28 e il 29 settembre. I movimenti femministi e transfemministi, era la giornata mondiale sull’aborto, sono scesi in piazza. E noi siamo scesi in piazza in svariate centinaia in Ancona. Questa prima mobilitazione per noi è stato l’inizio della campagna che ci ha portato verso il G7. Il secondo step fondamentale è stato il 5 ottobre, sabato scorso, dove ci siamo divisi tra due iniziative. La prima è ovvia, la presenza a Roma per il corteo pro palestina e quindi per disobbedire al divieto alla manifestazione imposto dal governo e per criticare questo assurdo liberticida e criminogeno decreto sicurezza. La seconda invece era la presenza a un presidio a Falconara davanti all’API. Uno dei temi del G7 è quello del rapporto tra salute e territorio ambiente. L’ecomostro API che da decenni inquina la nostra area, il nostro mare e la nostra terra, è esattamente il contrario di quello che il G7 dice. Parlano di salute, territorio e ambiente esattamente in un territorio martoriato verso i quali non propongono nessun tipo di soluzione alternativa. Quel problema va risolto chiudendo la raffineria API senza girarci tanto intorno. 

E nel vivo delle giornate del G7?
Mercoledì un presidio al Salesi proprio per rivendicare la libertà di abortire, soprattutto rispetto a alcune pratiche terribili che stanno proponendo, per fortuna ancora non eseguendo, di portare dall’Ungheria, dalla Polonia come l’ascolto del battito del feto e altre cose. Giovedì delle iniziative diffuse, sit-in, presidi: uno la mattina in Ancona sul tema delle liste d’attesa; uno il pomeriggio davanti alla sede della provincia di Ancona sul tema sempre salute, ambiente e territorio. Non per l’API, ma la costruzione dell’Edison, anche questa ennesima follia che stanno facendo a a Jesi, e poi la sera in Ancona un confronto, un dibattito e una spiegazione proprio del DDL Sicurezza per organizzare sabato 19 ottobre una manifestazione nazionale a Roma. Venerdì poi la mattina presso il Cinema Azzurro l’assemblea plenaria di tutti i vari soggetti che hanno partecipato all’organizzazione del contro G7 con l’obiettivo ambizioso di costruire una piattaforma di lotta comune che possa essere condivisa, con anche interventi internazionali per esempio dei medici palestinesi, sulla sanità di Gaza. Il tutto si conclude venerdì pomeriggio con una manifestazione pacifica e di massa da Piazza Cavour, centro della città di Ancona, proprio mettendo insieme tutti questi argomenti che in maniera singola sono stati sviluppati nei giorni precedenti, nei presidi, nelle manifestazioni, nelle assemblee, con la partecipazione di tutti i comitati sulla sanità pubblica e di tanti altri movimenti da molte città d’Italia.

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