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Seconda parte dell’intervista a Campanile: «Politiche accentrate nelle mani di Olivetti e Bello, non è nel nostro dna» – AUDIO

L'intervento di Gennaro Campanile in consiglio comunale
L'intervento di Gennaro Campanile in consiglio comunale
Gennaro Campanile in consiglio comunale (FOTO di repertorio)

Ecco la seconda parte dell’intervista al capogruppo di Amo Senigallia Gennaro Campanile. Continua la chiacchierata su tematiche politiche e sociali che riguardano la città ma anche il consiglio comunale e i lavori sul fiume Misa. Ecco le sue parole, in onda oggi mercoledì 11 settembre e domani, giovedì 12, alle 13:10 e alle 20, con un’ulteriore replica domenica 15 a partire dalle 16:50 (la seconda di tre interviste consecutive). L’audio integrale sarà disponibile anche in questo articolo, insieme a un estratto testuale.

Eravamo rimasti al fatto di considerare il fiume una risorsa e non un mostro: come stanno andando i lavori post alluvione?
Il sindaco ha deciso di delegare, la città è sostanzialmente commissariata. E non ci sono dirigenti, per cui chi si prende la responsabilità dei lavori? L’Anas ha chiuso ponte Garibaldi che poteva secondo me rimanere aperto a livello pedonale. E lo stesso sull’urbanistica, che dovrebbe cambiare gli assetti… la scelte si pagano.

Quindi contesta l’organizzazione amministrativa della macchina comunale?
Ma io faccio sempre l’esempio della mancata opposizione da parte del sindaco alla chiusura del parcheggio a fianco dell’autostrada per poterci abbancare la sabbia estratta dal fiume: ci sarà stato un altro posto anziché creare una discarica a cielo aperto in un parcheggio strategico per non far entrare le auto in città. E per fortuna che allora avevamo avuto la visione di chiedere ad Autostrade il ribaltamento del casello e gli 8 km di circonvallazione, con i 5 bypass, per decongestionare il centro storico. Al centrodestra manca questa visione.

Quale altra mancanza rimproveri all’amministrazione Olivetti?
Basta vedere le colonnine per la ricarica dell’auto elettriche, tre su sei non funzionano e quella al porto è ancora divelta, lasciata per terra, nemmeno l’hanno rimossa. Così come dà un senso di precarietà la rotatoria abbozzata su strada della Marina: sono due anni che è così.

Tutti temi affrontati in consiglio?
Sì, poi rimangono piccati, come se fossi un consigliere cattivo, ma in realtà mi ascoltano perché poi intervengono. Qualcuno dirà che era già previsto. Il mio lavoro è quello di controllare ciò che stanno o non stanno facendo. 

In minoranza sembra esserci una spaccatura, una divisione con l’altra parte del centrosinistra, che ancora non sembra sanata. Come mai?
Mah, la coalizione Volpini e la coalizione Campanile votano alla fine le stesse cose, se me lo chiedono io firmo anche i comunicati, la mia disponibilità è totale, ma bisogna essere in due a fare le cose. Io sicuramente ho difeso le scelte del passato, altri hanno voluto spesso sganciarsi rispetto ai dieci anni di governo Angeloni e almeno al primo mandato di Mangialardi…

Cioè?
Poi nel secondo ha fatto un po’ il protagonista assoluto, come spesso capita. Ci sono state forzature, come al progetto Conad, alla scuola di polizia che non erano nel programma, anche se volte al bene della città ma magari andavano condivise. Io preferisco il metodo che ha messo in campo la Diocesi sul parco che vogliamo o circa gli incontri sull’alluvione, ma il Comune viene sempre dietro mentre ci sarebbe necessità di un confronto magari in commissione ma non avviene più.

Come reputi l’attività politica in consiglio?
Il presidente Bello non garantisce tutti, i regolamenti che ha proposto erano solo per inserire la sua figura ovunque. Le politiche sono in mano a Olivetti che è anche assessore al bilancio, e a Bello che controlla tutto. Questo accentramento dei poteri non è nel nostro dna. Alcuni consiglieri non intervengono più, altri non hanno mai parlato e i consigli durano appena un’ora, nel question time il tempo è ridotto e non si riesce nemmeno a esplicitare un concetto.

Ma si guadagna con l’attività politica?
Ho fatto la denuncia dei redditi, dal Comune di Senigallia in un anno appena 1200 euro: ogni seduta il gettone è di circa 30 euro per il consiglio comunale, le commissioni sono sempre meno ma le pratiche vanno studiate, ci si confronta. Quindi il nostro è un vero servizio. Quando si denuncia un ritardo o un degrado è nel bene della città non in quello del singolo. Magari in Parlamento o in Europa ci sono stipendi d’oro, ma qui no. E infatti si trovano sempre meno candidati, sempre meno persone che hanno voglia di impegnarsi con continuità. Il rischio è di ricorrere solo a slogan quando ci sono le elezioni, ma poi non stupiamoci se la gente non vota più.

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