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Lanterna Azzurra: protesta di familiari e amici delle vittime dopo l’assoluzione in primo grado

La protesta ad Ancona dei familiari e degli amici delle vittime della strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo
La protesta ad Ancona dei familiari e degli amici delle vittime della strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo

Protestano familiari, parenti e amici delle vittime della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Un corteo si è svolto questa mattina ad Ancona per chiedere giustizia – parola risuonata più volte durante slogan e cori – per le giovani, giovanissime vittime che hanno perso la vita sei anni fa in una serata che avrebbe dovuto solo portare tanta musica e divertimento. L’8 dicembre 2018 è una data che rimarrà impressa per sempre nei cuori di tante persone e di tutte le comunità coinvolte, straziate dalla morte di cinque adolescenti e una giovane mamma di nemmeno 40 anni. Come se ci fosse un’età più adeguata di altre per andarsene in quel modo. Eppure dopo tante udienze, dopo due filoni di indagine che hanno portato a condanne e assoluzioni, la rabbia dei familiari non si è placata. Da questi sentimenti di frustrazione, rabbia ma anche delusione è nata l’ultima iniziativa messa in atto dai parenti e dagli amici di Emma Fabini, Asia Nasoni, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Benedetta Vitali ed Eleonora Girolimini. 

I FATTI

La vicenda ormai è nota a tutti. Quella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, perché era ormai oltre la mezzanotte, in attesa dell’esibizione del trapper Sfera Ebbasta nel locale Lanterna Azzurra Clubbing in via Madonna del Piano, a Corinaldo, si generò una calca a seguito dell’utilizzo di uno spray urticante. A causare il panico fu una banda di giovani provenienti perlopiù dall’Emilia che spruzzarono la sostanza per poter rubare qualche catenina, cellulare e portafogli approfittando del caos. Ma le persone, affollatesi verso l’unica uscita di sicurezza in quel momento aperta e funzionante, finirono per schiacciarsi l’una l’altra pur di uscire. I parapetti della via fuga cedettero e il peso di quella massa di corpi finì per uccidere sei giovani, incolpevoli vittime.

I PROCESSI

L’iter giudiziario complesso si divise in due filoni: da un lato quello relativo a chi materialmente generò il caos che porto alle sei morti, la cosiddetta banda dello spray, i cui componenti sono stati tutti condannati in via definitiva; dall’altro quello autorizzativo che appunto riguardava la sicurezza e le licenze per il pubblico spettacolo in un ex magazzino di campagna. In questo processo i reati ipotizzati erano (a vario titolo) cooperazione in omicidio colposo plurimo, lesioni, disastro colposo e falso ideologico. Nove imputati, nessun colpevole: tutti assolti con la beffa del rigetto delle richieste di risarcimento danni.

LA PROTESTA

A un mese dalla sentenza di primo grado del tribunale di Ancona in cui sono stati assolti l’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, tecnici e componenti della commissione pubblico spettacolo ma anche gestori del locale con la motivazione che “il fatto non sussiste”, la rabbia si è trasformata in protesta. Un corteo si è mosso per le vie di Ancona partendo da piazza Cavour per arrivare al vicino tribunale di Ancona dove sono stati fatti degli interventi, sempre al grido di “giustizia, giustizia”. Familiari e amici delle vittime – provenienti per lo più da Senigallia da cui è partito un autobus, ma anche da fuori regione – hanno sottolineato come non sia possibile riconoscersi in una società che non sa difendere i propri figli, né individuare i colpevoli di una strage. Più persone hanno ribadito che lo Stato, con questa sentenza, ha ucciso di nuovo le giovani vittime. Ricorso verrà fatto in appello, ma per molti la sfiducia è il sentimento dominante.

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