Lavoro, Marche in zona arancione per gli infortuni. Uil: «Istituire l’omicidio sul lavoro»
Sono quasi due ogni ora – e tutti i giorni festivi compresi – gli incidenti sul lavoro nelle Marche. E’ solo un calcolo puramente matematico ma è preoccupante perché tutto inizia con le 12.482 denunce di infortunio – comprensive anche di 19 morti – presentate nella regione (da gennaio a settembre) all’Inail che ha lanciato l’allarme. Seppur in calo del 13.48% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è un dato comunque inaccettabile secondo la Uil.
Dai dati degli infortuni emerge che le Marche sono in zona arancione, con un’incidenza di infortuni mortali superiore al valore medio nazionale. La provincia che ha l’indice peggiore è Ancona che, con 8 mortali (esclusi quelli in itinere) su 195.986 occupati, ha un indice di 40,8. Segue Fermo con 28 davanti ad Ascoli (23,2), Pesaro-Urbino (19) e Macerata (15,7). Per quanto riguarda gli infortuni mortali sono i lavoratori di età più avanzata (gli over 65 anni) a essere più a rischio rispetto ai più giovani, dato in parte spiegabile con la minore reattività nelle situazioni di pericolo e alla troppa sicurezza nello svolgere attività abitudinarie.
Crescono però le denunce nelle fasce fino a 14 anni, che passano da 740 a 880 casi (+18,9%), e 15/19 anni, che passano da 542 a 597 denunce (+10.1%). «La maggior parte degli infortuni riguarda i giovani – spiega la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – e questo può essere in parte spiegato da una minore esperienza lavorativa ma anche da una maggior precarietà dei contratti e da una mancata formazione».
Di «panorama a dir poco sconfortante» parla la segretaria Mazzucchelli, che continua: «E’ necessario aumentare i controlli ispettivi, condividere una migliore organizzazione del lavoro e migliorare la formazione dei lavoratori». Tra le ipotesi di cui si discute, c’è anche quella di istituire il reato di “omicidio sul lavoro”: un modo per accendere i riflettori su questa strage continua e, forse, anche per impedire alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza di partecipare ad appalti pubblici.
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