Surriscaldamento globale, inquinamento, eventi meteo estremi: cronaca di un disastro annunciato
In una recente intervista, il professor Pierpaolo Falco, docente in oceanografia e fisica dell’atmosfera all’Università politecnica delle Marche, ha dichiarato che «il cambiamento climatico è dovuto all’attività antropica, ovvero all’immissione di gas serra nell’atmosfera». Ovviamente non è l’unico fattore in quanto incidono anche lo scioglimento dei ghiacciai che liberano grandi quantità di gas che vanno ad aumentare la quantità di elementi nelll’atmosfera trattenendo così molti dei raggi solari che surriscaldano il globo; oppure gli allevamenti intensivi e l’agricoltura intensiva da cui vengono prodotte metano e anidride carbonica. Uno scenario grave, già noto da tempo al mondo scientifico, con cui le persone comuni, non gli addetti ai lavori dunque, hanno purtroppo ancora poca dimestichezza. Sulle conseguenze (come gli eventi estremi e le allvioni) invece ne abbiamo eccome.
Tutto questo sta avvenendo da anni e in tutto il mondo, su larghissima scala quindi. Alcuni indicatori ce lo rivelano continua il professore: tra questi ci sono la temperatura media della terra che si sta innalzando sempre di più, così come quella dei mari; il livello degli oceani, cresciuto negli ultimi dieci anni di un centimetro (e si stima di poter arrivare anche fino a 30-50-70 centimetri se si sciogliessero ancora i ghiacciai entro il 2100, con conseguenze disastrose per molte città costiere); la frequenza e intensità degli eventi cosiddetti estremi e appunto la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.
Da qui arriva la necessità di cambiare rotta, un’esigenza ormai impellente che non è un “credo” solo di qualche fanatico ambientalista, ma un dato riconosciuto dal mondo scientifico. Realtà che deve però fare i conti con il perdurare di considerazioni politiche, economiche, industriali, sociali e anche personalistiche le quali mettono in discussione i modelli “catastrofisti” degli scienziati. Che pure non hanno dubbi: l’uomo è la principale causa del surriscaldamento globale. E se i fattori che lo causano non vengono limitati il prima possibile, gli scenari saranno ancora peggiori. Secondo Pierpaolo Falco, è possibile ipotizzare un ulteriore aumento della temperatura globale di circa 3-6 gradi entro il 2100.
Ma se l’uomo è la causa del problema, può esserne anche la soluzione. E qui, nonostante il peso maggiore l’abbiano i politici e le grandi lobbies, entriamo in gioco tutti. Innanzitutto si devono ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera, il che significa usare meno l’auto, scegliere mezzi sostenibili di mobilità ma anche modelli ecocompatibili nell’agricoltura e negli allevamenti, quindi non certo quelli intensivi. Ridurre le fonti di inquinamento e limitare la produzione di certe materie, per esempio quelle plastiche: il rischio non è solo quello delle enormi isole galleggianti di rifiuti plastici (le famose sette Garbage Patch) che girano per mari e oceani grandi persino quanto il Canada o la Cina, ma quello di dover spendere altrettante risorse (economiche e non solo) per poter recuperare e smaltire correttamente i materali. Solo per fare un altro esempio, il mondo si sta buttando a capofitto nella lotta intestina per la produzione di batterie (per telefoni e altri dispositivi informatici, auto elettriche, elettrodomestici computerizzati (domotica) di cui già oggi c’è un grosso problema di accumulo e smaltimento residui inquinanti.
Insoma, le soluzioni sono indicate nei vari protocolli di Kyoto, Copenaghen e Parigi: «realizzare uno sviluppo economico sostenibile e adottare stili di vita più compatibili con le esigenze del Pianeta». Il che andrà a mitigare anche la frequenza, l’intensità e quindi i danni degli eventi meteorologici sempre più devastanti e impressionanti con cui siamo costretti ogni giorno a fare i conti in qualche angolo del mondo.
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