Capitale italiana della cultura 2026, anche Senigallia tra le 26 città aspiranti al ruolo (e al contributo)
La sorpresa è di quelle che non ti aspetti: Senigallia prova a candidarsi a capitale italiana della cultura 2026. Il 4 luglio, martedì scorso, scadeva il termine per la presentazione di una manifestazione d’interesse a procedere con la sfida di divenire per un anno il punto di riferimento della cultura italiana, tramite attività e progetti e, soprattutto, contributi statali molto rilevanti (un milione di euro). Tra le 26 città e unioni di comuni che si sono presentate, c’era la spiaggia di velluto.
L’elenco è stato reso noto dal Ministero della cultura, che ha precisato come di fatto questa sia solo una fase preliminare, a cui seguirà la presentazione dei progetti veri e propri. Questi verranno esaminati da una “commissione di esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica”. Tempi ravvicinati perché il termine per presentare un dossier sul progetto di candidatura è previsto per il 27 settembre prossimo, a cui poi seguirà una prima scrematura per arrivare a 10 finaliste entro la fine dell’anno. Il 29 marzo 2024 l’ultimo episodio con la proclamazione della Capitale italiana della cultura 2026.
Senigallia è l’unica città delle Marche e tra le 26 aspiranti al titolo sono rappresentate ben 14 regioni italiane, con un’ampia distribuzione geografica da nord a sud della nazione. La prima capitale italiana della cultura fu Mantova nel 2016, poi Pistoia (2017), Palermo (2018), Parma (2020, titolo prorogato anche nel 2021 per l’emergenza Covid) e Procida (2022). Attualmente Bergamo e Brescia sono insieme la Capitale italiana della cultura in carica per il 2023, nel 2024 lo sarà Pesaro, come ormai noto, e nel 2025 Agrigento.
«Senigallia ha le carte in regola per candidarsi e divenire la capitale Italiana della Cultura – ha dichiarato il sindaco Massimo Olivetti all’Ansa – grazie alle sue bellezze storiche, artistiche e architettoniche oltre al tessuto associazionistico che dimostra una vivacità culturale di assoluto valore».
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