Passi di Sinodo in Italia ed in diocesi
Intervista a don Paolo Gasperini, vicario per la Pastorale della diocesi di Senigallia, sul percorso sinodale italiano e locale.
Come procede il percorso sinodale in Italia? E nella nostra diocesi?
Abbiamo da poco vissuto a livello nazionale un momento di prima sintesi e di rilancio del percorso. Infatti dopo l’apertura del cammino sinodale nelle diocesi d’Italia il 17 ottobre, sono stati avviati tanti percorsi di ascolto con le modalità più varie; tutto quanto ascoltato ha avuto una prima sintesi nelle diocesi e poi un sintesi a livello nazionale. Lo scorso fine settimana c’è stato proprio un incontro nazionale durante il quale ci si è confrontati su quanto emerso e redatto un documento consegnato ai Vescovi. Infatti in questi giorni i vescovi italiani sono riuniti in assemblea per rilanciare alla chiesa italiana il percorso del prossimo anno che sarà dedicato ancora all’ascolto. Un ascolto che sarà però concentrato su alcuni punti, che possiamo definire “generativi”, cioè cruciali per l’annuncio del Vangelo in Italia. Nella nostra diocesi il cammino sta continuando con i tanti piccoli gruppi che sono nati nelle parrocchie. Sono gruppi di ascolto che nello stesso tempo iniziano a elaborare un sogno di chiesa che poi sarà realizzato passo passo. Nello stesso tempo ci sono stati degli incontri di ascolto a livello diocesano con il Vescovo: le associazioni laicali, il mondo dell’economia e del lavoro, il mondo della politica, il mondo della cultura, i volontari caritas. Questi incontri continueranno ancora, perché l’ascolto è una dimensione irrinunciabile per la vita della Chiesa.
A settembre vivremo un momento diocesano in cui raccontarci il cammino fatto e rilanciare i passi da fare, con la consapevolezza che non stiamo semplicemente facendo delle cose, ma stiamo ascoltando dove lo Spirito ci sta guidando nel rendere la Chiesa sempre più come la vuole il Signore: una comunità che si mette in gioco per generare la fede.
Quali primi stimoli arrivano dalla base, interpellata su quanto è importante nella Chiesa che vorremmo?
Tra le ricchissime riflessioni e contributi ci sono delle parole che ritornano: relazione, cura, ascolto, discernimento, annuncio, missione. Sono parole che dicono una vita, non parole vuote, perché tutte ci parlano di Dio e dell’umanità, parole che sono generative non di buone intenzioni, ma di uno stile sempre più evangelico. E tutte mettono in evidenza la ricerca di ciò che essenziale. Un tratto veramente comune, anche a livello nazionale, è proprio la ricerca e il bisogno di semplificazione, di povertà, di essenzialità. Troppo presi da tecniche e organizzazioni abbiamo perso di vista la vita delle persone. E quando abbiamo puntato di più sulla spiritualità il rischio è stato quello di una spiritualità disincarnata che vede le cose del mondo quasi come nemiche. Ne nasce una chiesa non piegata su stessa preoccupata del proprio mantenimento e dei propri cortocircuiti, ma tutta orientata a fare la volontà di Dio, ad annunciare la sua Parola, a essere strumento di salvezza. E tutto questo ha però bisogno di scelte chiare, essenziali, di purificazioni, di cose e abitudini da lasciare.
Quali le risorse più significative per proseguire questo impegnativo progetto?
Innanzitutto le persone e i desideri che le persone hanno nel loro cuore. Abbiamo già una grande ricchezza che occorre far emergere e che lo Spirito ha già suscitato. Altra risorsa sono la grazie che Dio dona attraverso la sua presenza, attraverso la vita della comunità, attraverso la Parola e i Sacramenti. Essere riconoscenti dei doni significa conoscerli, valorizzarli, non darli per scontati e significa far agire Dio attraverso questi doni. Anche il percorso che stiamo vivendo è un valore bello e prezioso, perché dice un metodo generativo, basato su piccoli gruppi dove la relazione è più forte, sulla preghiera, sull’ascolto senza pregiudizi, senza l’ansia di dover raggiungere degli obiettivi, ma con la bellezza di poter camminare insieme, perché il cammino è già cambiamento.
a cura di L.M.