Il Sinodo che comincia dalla base: le parole del Papa ai vescovi italiani
“Quando sono entrato ho fatto un cattivo pensiero: ma questa è un’assemblea dei vescovi o un concorso per eleggere il vescovo più bello?”. Il Papa ha aperto con questa battuta, pronunciata a braccio come il resto del suo discorso, i lavori della 74ª Assemblea generale della Cei, in programma all’Hotel Ergife di Roma fino al 27 maggio sul tema: “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita ‐ Per avviare un cammino sinodale”. “Io so che non è facile fare una cosa domestica in una casa che non è nostra, non è facile”, ha proseguito. “Ma possiamo fare che diventi nostra con il nostro atteggiamento, nostra preghiera, e così andare avanti in questa assemblea”, il consiglio di Francesco, che ha annunciato che il dialogo “a porte chiuse” con i vescovi, “come al solito”, si sarebbe svolto al termine del suo discorso secondo lo schema domande-risposte. “Così voi potete parlare delle cose che vi interessano”, ha spiegato. “Soltanto prima dirò tre cose che mi stanno a cuore”, ha detto il Papa, citando la questione dei tribunali e quella dei seminari.
“C’è un pericolo molto grande”, ha osservato a proposito di quest’ultima questione: “sbagliare nella formazione e anche sbagliare nella potenza, nella missione dei seminaristi”. “Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi”, il bilancio di Francesco: “E la rigidità non è del buono spirito. E poi ci siamo accorti che dietro le rigidità c’erano dei grossi problemi”. “E poi la formazione”, ha sottolineato il Santo Padre: “Non possiamo scherzare coi ragazzi che vengono da noi per entra seminario”.
Al termine del suo discorso pronunciato a braccio, prima dell’incontro “a porte chiuse” con i vescovi, il Papa si è soffermato sul Sinodo, “che voi incomincerete a camminare”, ha detto a proposito del tema della 74ma Assemblea generale della Cei. “Sono successe tante cose dal primo incontro che abbiamo avuto noi a San Pietro, fino ad oggi”, ha ricordato Francesco: “E una delle cose che è successa – è un atteggiamento che abbiamo tutti, succede anche nella Cei – è l’amnesia: perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e andiamo avanti”. “E una delle cose della quale abbiamo perso la memoria è l’incontro di Firenze, cinque anni fa”, ha segnalato il Papa riferendosi all’ultimo Convegno ecclesiale nazionale: “E questo è stato un passo avanti, almeno nella formulazione”. “Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto luce di Firenze”, l’indicazione di rotta di Francesco: “Firenze è un patrimonio vostro che deve illuminare questo momento, dall’alto in basso. E dal basso in alto il popolo di Dio: la più piccola parrocchia, la più piccola istituzione diocesana, che si incontrano”.